Un concetto essenziale nel Neurofeedback: l’Attrattore
Un attrattore costituisce una sorta di mulinello energetico che canalizza in modo disfunzionale l’energia cerebrale, consumandola invano e rendendola non disponibile per un funzionamento efficace del cervello. Più attrattori ci sono e più il cervello è in affaticamento e perde di elasticità. A livello neurofisiologico gli attrattori sono costituiti da squilibri tra neuroni eccitatori e inibitori, localizzati in specifiche frequenze cerebrali. Con il neurofeedback vengono rilevati sotto forma di “picchi” situati in corrispondenza delle suddette frequenze. L’attrattore si forma in seguito ad esperienze di vita che hanno valenza traumatica e ciò che lo mantiene attivo sono le nostre abitudini, i nostri comportamenti, gli schemi mentali. L’origine dell’attrattore può essere emozionale, fisica, genetica o conseguente ad una malattia. A causa sua la realtà percepita si modifica e con essa anche i nostri comportamenti. Queste modificazioni sono rappresentate ed inscritte fisicamente all’interno dei circuiti neuronali, plasmati costantemente dall’esperienza. Il Neurofeedback contribuisce al riassorbimento degli attrattori che, col progredire delle sedute, perdono il loro potere di canalizzazione energetica. Resta il ricordo dei traumi fisici o psicologici che li hanno causati, ma non permangono le loro conseguenze nefaste. L’energia è disponibile per essere di nuovo utilizzata efficacemente e non più dispersa. Tutto questo senza dover passare necessariamente per l’evocazione dei ricordi dolorosi; infatti il Neurofeedback non è una terapia verbale.